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I

“My English is patball to Joyce’s champion game said Nabokov’[…] I might say the same about Nabokov.”

(Martin Amis, Experience,)[1]

The Information è un romanzo narrato in terza persona. Ciò che c’è da sapere riguardo alla sua trama è molto semplice: ambientato a Londra ai giorni nostri, racconta il fallimento esistenziale di Richard Tull, romanziere che non riesce a trovare un editore disposto a pubblicargli il suo terzo romanzo. Tull ha un amico, Gwyn Barry, anch’egli romanziere, al quale le cose vanno in maniera molto diversa: il suo secondo romanzo, Amelior, è diventato un best seller mondiale. Amelior, da quel che sappiamo dalle notizie forniteci dal narratore, è un romanzo New Age di pessima qualità; parla di un gruppo multirazziale di ragazzi e ragazze che, in un luogo innominato, si adoperano per dare vita a una comunità pacifica e rurale, ci riescono, fine. Il successo riscosso da Gwyn Barry rende Richard Tull estremamente invidioso; tenterà di frenare l’ascesa del suo amico senza riuscirci. E le varie, sottilissime, mosse architettate da Richard per distruggere Gwyn, sembrano il grottesco rovescio di quelle operate dal fato in The Gift per fare incontrare Fyodor e Zina. Il fato però, in questo caso, sembra stare dalla parte di Gwyn, o, ipotesi agghiacciante, sembra essere completamente indifferente.

Ora presentiamo i personaggi principali del romanzo: Richard Tull è sposato con Gina (non, purtroppo, Zina) dalla quale ha avuto due gemelli eterozigoti: Marius, il maggiore, e Marco, il minore. I due fratelli sono infatti nati con un giorno di distanza uno rispetto all’altro[2]. Questa minima differenza di età li accomuna a Gwyn e Richard, anche loro sono coetanei e anche in questo caso il primo è più grande del secondo di un solo giorno. Come i destini dei due romanzieri sono irrimediabilmente diversi, lo sono anche i destini, gli approcci verso la realtà e le inclinazioni di Marius e Marco. Da ultimo viene Steve Scozzy Cousins, il personaggio più misterioso del romanzo, criminale, ex ragazzo selvaggio e privo di famiglia. Cousins verrà assoldato da Richard per picchiare Gwyn ma il piano andrà in fumo.

Io credo che The Information presenti alcune interessanti somiglianze con il Quarto Capitolo di The Gift, Life of Chernyshevski. Si potrebbe dire che questo romanzo è il cupo rovescio di The Gift. Amis, oltre ad essere profondamente influenzato dallo stile di Nabokov, ne ha ereditato anche le preoccupazioni e gli interessi (interessi che però vengono esplorati da un occhio principalmente attratto dalla morte e meno dalla vita). Nabokov, come si è visto, ha incatenato e gettato Chernyshevski nello scuro stagno del Quarto Capitolo, The Information fissa lo specchio di quello stagno.

Guardiamo alle somiglianze più evidenti tra il romanzo di Amis e la biografia romanzata di Chernyshevski. In Life of Chernyshevski ci sono delle frasi, delle situazioni e delle immagini che richiamano l’intenso clima di goffaggine di The Information. Cominciamo con qualche esempio:

Because Richard’s relationship with the physical world of things, always very poor, had deteriorated sharply. Christ, the dumb insolence of inanimate objects! He could never understand what was in it for inanimate objects, behaving as they did. What was in it for the doorknob that hooked your jacket pocket as you passed? What was in it for the jacket pocket? (The I. p. 122)

He [Chernyshevski] broke crockery, soiled and spoiled everything. His love for materiality was not reciprocated. Subsequently, during penal servitude, he turned out to be not only incapable of doing any of convict’s sepcial tasks but also was famous for his inability to do anything at all with his hands (at the same time he was constantly butting into help his fellow man: ‘Keep out of what does not concern you, you pillar of virtue,’ the other convicts used to say gruffly). (G. p. 207)

Richard was sitting at his desk. His life was desks. Life had changed. But lifewas still desks. Always desks, there in front of him. First, school, and twenty years of that. And then jobs, and twenty years of that. And always, in the early mornings and late evenings, more desks. (The I. p. 405)

He [Chernyshevski] lived in the ‘office’: a spacious room divided by a partition; along the entire wall in the larger part there ran a low ‘sleeping shelf’, in the nature of platform; there, as if on stage (or the way in zoos they exhibit a melancholy beast of prey among its native rocks) stood a bed and a table, which were essentially the natural furnishing of his whole life.(G. p. 261)

Questi brani, nonostante siano disattivati dalla potenza che invece hanno nel loro contesto, sono secondo me ugualmente capaci di esprimere il clima, l’aria mortifera che si respira nella biografia di Chernyshevski e nel romanzo di Martin Amis. La morte è rappresentata in entrambi i casi come il vuoto assoluto, l’assenza totale di anima. Ciò che Nabokov non perdona a Chernyshevski è la spinta utilitaristica, autentico martello con il quale quest’ultimo plasma e spiana la realtà. Fyodor - come ha scritto Brian Boyd - : “has implied throughout the Life of Chernyshevski that some fate maybe at work designing people’s according to its own harmony.”[3] Le vite di Richard Tull e di Chernyshevski sono disarmoniche, “scordate”, stridule. La causa dello stridore delle loro voci è l’assenza di autenticità. Tull invida Barry ma non lo asserisce mai, non dice che lo invidia[4], lo pensa ossessivamente ma non lo dice. O meglio: lo dice ma in maniera ragionata, insidiosa, cifrata, strisciante; mai in maniera frontale ed eretta. Ma guardiamo come si comportano questi due personaggi, come sentono e come vivono i loro sentimenti. Così reagisce Chernyshevski in seguito all’infatuazione per la moglie del suo amico Lobodovski:

He distilled his feelings in the alembics of logic […] But to tell the truth… young Chernyshevski’s dreams in connection with love and friendship are not distinguished for their refinement – and the more he yields to them the more clearly comes out their fault – their rationality; he was able to bend the silliest dreams into a logical horseshoe. Musing in detail over the fact that Lobodovski, whom he sincerely admires, is developing tuberculosis, and that in consequence Nadezhda Yegorovna will remain a young widow, helpless and destitute, he pursues a particular aim. He needs a dummy image in order to justify his falling in love with her, so he substitutes for it the urge to assist a poor woman, or in other words sets his love upon an utilitarian foundation. (G. p. 202-203)

Il rapporto con ciò che nel corso del mio lavoro ho definito ‘altro mondo’ o ‘altra dimensione’ (via regia, come s’è visto, per l’epifania) è completamente assente nella vita di Chernyshevski, anzi Chernyshevski rappresenta in The Gift la negazione dell’ altro mondo. Solo suo figlio Sasha temeva di cadere nell’altra dimensione e viene infatti definito da suo padre: “A big ludicrous freak”, “an eccentric pauper” (G. p. 271). L’errore e la conseguente colpa che Nabokov attribuisce a Chernyshevski è quella di aver posto un inamovibile macigno sulla dimensione altra della realtà. L’essere stato cieco e sordo alle voci della propria anima, o, detto con un’immagine: aver vissuto barricato dietro una scrivania.

Richard Tull risiede nello stesso girone di Chernyshevski. Non si ha che l’imbarazzo della scelta nell’inserire una citazione capace di dimostrare come Richard faccia ruotare l’immagine dei suoi desideri sullo specchio del calcolo; la sua intera vita è scollegata rispetto alla sua anima; l’invidia è il sentimento che meglio incarna la frattura con il mondo interiore, l’invidia fa guardare all’altro: “Se io sono avvelenato da questo sentimento– sembra dire Richard attraverso il suo vissuto – non è colpa mia ma dell’altro”. Ciò che manca a Richard lo possiede invece Gwyn: fama, successo e romanzi pubblicati (soprattutto romanzi pubblicati). The Information ruota tutto attorno a questo suo modo di sentire, ma la prosa del narratore, come vedremo, ha il pregio di squarciare l’immagine paravento dietro cui Richard si nasconde. Per esempio, Tull mantiene dei rapporti di amicizia con l’ex fidanzata di Gwyn, Gilda. Gwyn, non appena è diventato celebre, ha lasciato Gilda per sposare Lady Demeter de Rougemont, donna bellissima e di nobile lignaggio. Gilda, in seguito a questa rottura, è stata ricoverata in una clinica psichiatrica. Richard non prova nessun sentimento d’amicizia per Gilda, le scrive ogni volta che Gwyn compie un passo in avanti sulla strada del successo, giusto per apparire una persona dalle sembianze umane, per distinguersi da Gwyn che si è cinicamente liberato del passato con un movimento molto anglosassone e si è diretto verso il futuro. Quella di Richard è una reazione e non un’azione:

Richard still wrote to Gilda. His letters tended with some fresh coup of Gwyn’s, or with some new gobbet of praise that made mention of his humanity or – better – his compassion […] Richard was pleased that Gwyn had never been to see Gilda. Richard hoped he never would. Richard didn’t really care about Gilda, of course.

(The I. p. 167)

Prendiamo un brano in cui Richard riflette su Paradise Lost di Milton: “He liked Moloch best: My sentence is for open war. But he felt Beelzebub was more on the money: contrivance, slow revenge, seduction – the undermining of innocence and Eden.” (The I. p. 62). Guarda con ammirazione Moloc, il più battagliero dei angeli caduti, ma sta dalla parte di Belzebù: seduttivo, bifido, moderno e velenoso come un’arma chimica, nascosto. Se Richard fosse in contatto con la sua anima potrebbe scrivere un bellissimo romanzo, utilizzando come materia i sentimenti di abbandono e di esclusione che il successo di Gwyn gli ha fatto conoscere (Martin Amis lo ha fatto scrivendo The Information). E invece si trova a gettare le sue energie nella triste impresa di distruzione di Gwyn (senza riuscirci), e a questo scopo si dedica con zelo artistico, come se stesse scrivendo un romanzo.

Vivere in questo modo, sembrano suggerire Amis e Nabokov, significa realizzare l’inferno sulla terra: vuol dire rimanere schiacciati dalla legge del contrappasso. I piani di Chernyshevski e Tull non si realizzano ma si trasformano invece in tormento, desideri che si ritorcono loro contro. Questo accade in una vita vissuta distante dall’autenticità.

Ora guardiamo più da vicino Richard Tull, disgraziato e inautentico (disgraziato proprio perché non autentico) e la figura del narratore e cerchiamo di capire che tipo di rapporto intrattengono: il personaggio e il suo creatore. Nel notevole incipit di The Information veniamo catapultati nella profonda intimità di Richard Tull:

Cities at night, I feel, contain men who cry in their sleep and they say Nothing. It’s nothing. Just sad dreams. Or something like that… Swing low in your weep ship, with your tear scans and your sob probes, and you would mark them. Women – and they can be wives, lovers, gaunt muses, fat nurses, obsessions, devourers, exes, nemeses – will wake and turn to this men and ask, with female need-to-know, ‘What is it?’ And the men say, ‘Nothing. No it isn’t anything really. Just sad dreams.’

Just sad dreams. Yeah: oh sure. Just sad dreams. Or something like that.

Richard Tull was crying in his sleep. (The I. p. 9 corsivo mio)

Il narratore si mostra sin dalla prima frase del romanzo e decide quindi di sottolineare l’estrema vicinanza e intimità (il romanzo comincia nella stanza da letto dei coniugi Tull) che condivide con il suo protagonista. Questo sentimento è addirittura accresciuto dal fatto che il narratore non lascia quasi mai la sua creatura, gli sta sempre appresso, con il rischio (e The Information è costruito in modo che ciò accada) che il lettore confonda i due punti di vista, mentre è bene tenerli separati. I sentimenti di Richard Tull sono principalmente costituiti dall’invidia e ciò significa che egli vive al grado (basso, molto basso) di consapevolezza che un sentimento del genere può offrire. Il narratore, al contrario, sembra avere un grado più avanzato di consapevolezza. Per esempio:

The Railway station had changed since he [Richard] had last had call to use it […] Trains no longer dominated it with their train culture of industrial burdens dumbly and filthily borne. Trains now crept in round the back, sorry they were so late, hoping they could still be of use to the proud, strolling, capuccino-quaffing shoppers of the mall […] In other words, the station had gone up in the world. And Richard didn’like it. He wanted everything to stay down in the world – with him. Envy and schadenfreude and invidiousness: they arise from poor character, but also from fear of desertion. (The I. p. 261 corsivo mio)

Da questa citazione si vede come lo scarto tra i due sia evidente. Il narratore quindi sa che l’origine dei sentimenti provati da Richard è causata dalla paura dell’abbandono, sembra essersi fatto carico di questo sentimento, pare averlo affrontato, sentito più che pensato, pare che se lo sia ‘pianto’, questo sentimento. La distanza tra il narratore e il suo personaggio e la maggiore consapevolezza del primo, sembrano quasi ovvie, visto che si tratta di un narratore onnisciente e cioè un narratore che domina, precede, prevede e guida il destino dei suoi personaggi. Ma in questo romanzo non è così. In The Information il narratore è onnisciente fino ad un certo punto. E infatti in una circostanza Steve Cousins sfugge di mano al narratore:

I said I wasn’t going in there, [nella casa dei coniugi Barry] not yet. But here I am. I can’t control him. People have been trying to control him, all his life. They couldn’t control him. And Richard Tull won’t be able to control him. (The I. p. 232)

Qual è la ragione che fa perdere al narratore il suo status? Perché non riesce a controllare i suoi personaggi? Secondo me la ragione è la seguente: si sente coinvolto perché appartiene alla famiglia dei suoi personaggi. Non si assiste, come nel Quarto Capitolo di The Gift, al gatto (Fyodor) che gioca col topo (Chernyshevski) (e ciò avviene, come abbiamo rilevato, grazie a una separazione netta tra bene e male). Qui non ci sono due animali di specie diversa: o sono tutti gatti, narratore compreso, o tutti topi. Ora guardiamo più attentamente al volto del narratore: chi è costui?